Leggi sui dispositivi medici in revisione, con conseguenze
La Svizzera adegua le proprie leggi sui dispositivi medici alle prescrizioni europee. H+ si attende delle ripercussioni per i fabbricanti di prodotti e per gli ospedali e le cliniche.
In seguito a diversi scandali riguardanti impianti protesici di cattiva qualità, l'UE ha inasprito le proprie prescrizioni mediante due nuovi regolamenti. Affinché i prodotti omologati in Svizzera corrispondano anche in futuro alle norme UE, si procederà all'adeguamento della Legge sugli agenti terapeutici (LATer). Nella primavera del 2018 si è tenuta la consultazione in merito, nell'autunno 2018 il Consiglio federale ha inoltrato il relativo messaggio alle camere federali. L'obiettivo è che con l'entrata in vigore del diritto UE nella primavera del 2020 siano stati adeguati anche il diritto svizzero e il reciproco riconoscimento. Per questo motivo le camere federali hanno avviato la revisione della LATer nel mese di gennaio 2019 e vi stanno lavorando alacremente.
Evitare di ostacolare innovazioni e set di sala operatoria
Per H+ è importante che gli ospedali e le cliniche possano produrre autonomamente i dispositivi medici (innovazioni) e comporre senza oneri i dispositivi medici acquistati (set di sala operatoria). È probabile che a causa degli oneri maggiori i produttori si limiteranno a notificare soltanto prodotti nuovi per l'omologazione, mentre non lo faranno più per vecchi prodotti equivalenti. H+ teme così una riduzione ventaglio di offerte per gli ospedali e le cliniche.
Importanza dell'accordo quadro con l'UE
L'UE vorrebbe stipulare un accordo quadro con la Svizzera per facilitare l'organizzazione degli accordi bilaterali. A tale scopo ha già fatto pressione sulla ricerca di punta (Horizon 2020) e sulla borsa svizzera (equivalenza delle borse). Ora la Commissione Europea ha per principio congelato tutti gli sviluppi giuridici nell'ambito degli accordi bilaterali. Da alcuni anni non sono più stati ratificati accordi bilaterali, come ad esempio quello per il sistema sanitario per cui secondo le informazioni le trattative sono già concluse.
Tale stallo negli sviluppi ulteriori degli accordi esistenti potrebbe ora toccare pure i dispositivi medici, se l'UE non dovesse riconoscere né il diritto finora vigente né la revisione svizzera della legge. Ne risulterebbe direttamente toccato il settore dei dispositivi medici e dunque circa 50'000 impiegati in Svizzera.